La nuova edizione di Fundamentals Ashrae è in arrivo

NUOVO APE in vigore dal 29 giugno 2016: quali novità?

Con la pubblicazione a fine del mese di marzo 2016 della nuova versione della norma UNI 10349:2016, della revisione della parte 4 e delle nuove parti 5 e 6 della UNI/TS 11300, è stato completato il quadro di riferimento per la normativa tecnica su cui basarsi per la redazione dell’Attestato di Prestazione Energetica.

A partire dal prossimo 26 giugno 2016, data di entrata in vigore delle prescrizioni contenute nelle UNI e UNI/TS citate, il nuovo APE cambierà. Ecco i principali cambiamenti che riguarderanno tutti i certificatori energetici.

I nuovi contenuti della UNI 10349:2016

La norma sostituisce la versione del 1994 e sostituisce per la parte 1, la UNI/TR 11328-1:2009. La parte 1 contiene i dati climatici aggiornati delle province sui quali basare i calcoli per le prestazioni energetiche degli edifici (determinazione dei fabbisogni per il raffrescamento e per il riscaldamento).

I dati in alcuni casi sono diversi, in particolare per quanto riguarda le irradiazioni solari sul piano orizzontale, ripartite anche nella frazione diretta e diffusa viene anche calcolata l’energia raggiante ricevuta da una superficie fissa inclinata ed orientata.

La parte 2 contiene i dati climatici limite per il progetto suggeriti per il dimensionamento degli impianti di riscaldamento invernale e di raffrescamento estivo degli edifici. La parte 3 fornisce gradi giorno ed altri indici sintetici: severità climatica del territorio, differenze cumulate di umidità massima, radiazione solare cumulata sul piano orizzontale. Vi è anche la zonizzazione climatica estiva del territorio nazionale per il calcolo della stima del fabbisogno energetico ai fini del riscaldamento e del raffrescamento degli edifici.

I nuovi contenuti della UNI/TS 11300 (parti 4, 5 e 6)

La parte 4 riguarda il calcolo del fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda sanitaria quando sono presenti sottosistemi di generazione che forniscono energia termica utile da energie rinnovabili o con metodi di generazione diversi dalla combustione dei fossili considerati nella parte 2. Viene abrogata la formula 128 (paragrafo 11.4.2.6), che prevedeva la sottrazione dell’energia in ingresso dell’energia elettrica prodotta dai cogeneratori.

Nella parte 5 sono esplicitati i metodi di calcolo per la valutazione della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (cogenerazione, ecc) e per il calcolo del fabbisogno di energia primaria degli edifici sulla base del bilancio tra quota importata e quota esportata di energia rinnovabile. Nella parte 6 la norma interviene direttamene sul certificatore energetico per la redazione del nuovo APE. Dopo l’entrata in vigore di questa norma è necessario stimare anche i consumi derivanti dagli impianti per il trasporto di persone o cose, per le categorie di edifici dove la stima è prevista.

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Riepilogo delle norme UNI TS 11300 in vigore

  • UNI/TS 11300-1:2014

Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1 Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale.

  • UNI/TS 11300-2:2014

Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2 Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione

  • UNI/TS 11300-3:2010

Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 3 Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva.

  • UNI/TS 11300-4:2016

Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 4 Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

  • UNI/TS 11300-5:2016

Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 5 Calcolo dell’energia primaria e della quota di energia da fonti rinnovabili.

  • UNI/TS 11300-6:2016

Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 6 Determinazione del fabbisogno di energia per ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili

SymCAD: Progettazione impianti con AutoCAD Modulo SANITARIO

La corretta progettazione degli impianti sanitari è fondamentale per evitare sprechi di acqua calda (efficienza energetica della distribuzione e del ricircolo) ed igienicità al sistema.

Come si affronta il problema del ricircolo mediante SymCAD è illustrato in una apposita scheda.

Qui ci occupiamo di cosa il progettista può fare con il nostro software per garantire un impianto adeguato, dal punto di vista igienico, a quanto richiedono le ultime tecnologie proposte da molte aziende, per esempio Viega (da cui ricaviamo buona parte delle illustrazioni).

Per garantire una costante ed elevata qualità dell’acqua sanitaria, la stagnazione nelle tubazioni deve essere minimizzata. Il problema è di primaria importanza nel caso vi siano impianti, o parti di questi, a scarso impiego.

Camere di hotel scarsamente utilizzate in bassa stagione, bagni di servizio usati occasionalmente e utenze collocate in locali raramente sfruttati, sono esempi di come un impianto non progettato a regola d’arte potrebbe trasformarsi in una situazione ad elevato rischio. Il problema legato alla stagnazione dell’acqua si può facilmente limitare in fase di progettazione, avendo cura di rispettare le indicazioni fornite dal rapporto tecnico UNI CEN/TR 16355, ovvero il documento di riferimento per la corretta progettazione e installazione degli impianti sanitari a livello europeo. Limitare quanto più possibile i cosiddetti “rami ciechi” di impianto ed intercettare tutte le derivazioni di impianto inutilizzate, sono sicuramente gli accorgimenti indicati più semplici da mettere in pratica.

Negli impianti di acqua sanitaria i sistemi di distribuzione ad anello o in serie sono, dal punto di vista igienico, da preferire a un’installazione con raccordi a T. Il gomito doppio permette la continua entrata ed uscita dell’acqua nella zona del punto di prelievo quand’anche esso non venga utilizzato. Acqua sempre “fresca” e non stagnante in ogni punto dell’impianto grazie alla sola apertura di un punto qualsiasi di prelievo (rubinetto, scarico WC, doccia, ecc.). Per garantire la bontà dell’acqua sanitaria anche in impianti di grandi dimensioni, occorre installare il gomito doppio a 90°. Ciò permette di inserire un numero di punti di erogazione ancora maggiore negli impianti di distribuzione ad anello

Schemi di impianto che è possibile realizzare con SymCAD


A – Installazione in serie

Consigliato per gli impianti dove è facile individuare un’utenza ad elevata frequenza di utilizzo

Grazie a questa disposizione, si può dare un contributo tecnico efficace per il mantenimento dell’igiene posizionando i punti di erogazione più utilizzati come ultimo elemento (es. WC per l’acqua fredda e lavabo per l’acqua calda). Attivando quindi l’ultima utenza, il flusso di acqua attraverserà i punti di erogazione precedenti, provvedendo così al ricambio dell’acqua.

serie


B – Installazione ad anello

E’ la soluzione ideale per gli impianti in cui risulta difficile individuare il punto di erogazione di maggior utilizzo. Grazie alla propria configurazione, ciascun punto di prelievo si alimenta da entrambi i lati dell’impianto ad anello , ricambiando l’acqua ad ogni ramo.

anello anello2

Ulteriori informazioni

I componenti per facilitare la circolazione dell’acqua sanitaria negli impianti

Gomito doppio con flangia per una distribuzione ad anello o in serie, che collega l'un l'altro i punti di erogazione (Viega).

Gomito doppio con flangia per una distribuzione ad anello o in serie, che collega l’un l’altro i punti di erogazione (Viega).

Raccordo a T con flangia versione disassata per una distribuzione ad anello o in serie (Viega).

Raccordo a T con flangia versione disassata per una distribuzione ad anello o in serie (Viega).


C – Inserto Venturi

Grazie a pochi accorgimenti, anche l’installazione di un rubinetto che avrà scarso utilizzo (es. rubinetto in cantina) può essere effettuata in maniera impeccabile sotto il punto di vista igienico: un inserto Venturi ed un allacciamento del rubinetto mediante linea ad anello sono sufficienti a garantire igienicità L’inserto Venturi nella colonna montante o nelle tubazioni della distribuzione principale ai piani, opportunamente dimensionate, assicura che anche nei punti di erogazione scarsamente utilizzati ci sia un ricambio di acqua.

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Nell’immagine: inserto Venturi installato fra due raccordi a T che creano il collegamento ad un tratto ad anello. L’inserto va installato nella linea montante principale e posizionato tra due raccordi a T che creano la deviazione verso un tratto ad anello nel quale si trova il punto di prelievo. Ad ogni prelievo in un punto successivo all’inserto (ragionando in direzione del flusso dell’acqua) si crea automaticamente un lieve differenziale di pressione secondo il principio di Venturi, che permette di deviare il flusso anche lungo il tratto ad anello, in modo che l’intero volume di acqua presente in quel tratto sia ricambiato nell’arco di 24 ore. In questa maniera si evita sicuramente il ristagno di acqua in questo tratto dell’impianto – premesso il corretto dimensionamento della linea montante principale.

venturi 2

Certificazione energetica degli edifici, nuovo APE dal 1°ottobre

In seguito alla diffusione delle varie bozze di decreto emanate negli ultimi mesi ci viene richiesto l’aggiornamento del software al nuovo sistema.

Occorre però ricordare che:
il 16 giugno è stata emanata una nuova bozza di decreto
il 18 giugno si è svolta la Conferenza Unificata che ha sancito l’intesa sullo schema di decreto del Ministero dello sviluppo economico.

Dall’analisi della bozza di decreto si evidenzia che le novità sono molte ma ricordiamo che non è ancora applicabile. Al momento infatti, uno dei punti più importanti che riguardano i software e gli utenti che li usano, è contenuto nell’art. 10: “Le disposizioni di cui al presente decreto, ivi compresi gli allegati, che ne costituiscono parte integrante, entrano in vigore a decorrere dal 1 ottobre 2015.”

Al momento applicare norme o calcoli non ancora in vigore, potrebbe rivelarsi non solo controproducente, ma anche contrario alla normativa in vigore.

Appena il previsto decreto sarà pubblicato, si potrà sapere con certezza il percorso più opportuno e intervenire in modo corretto con gli aggiornamenti necessari.

Note sull’accatastamento degli impianti fotovoltaici

Nelle ultime settimane si è molto parlato dell’accatastamento degli impianti fotovoltaici e delle conseguenze negative, in termini di oneri, che potevano ricadere sui proprietari degli stessi.

Cerchiamo di portare qualche informazione in un campo che certamente non brilla per chiarezza.

Innanzi tutti devono essere accatastati gli impianti di grandi dimensioni se il loro utilizzo  genera un reddito.

Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici di ridotte dimensioni (fino a 3 kW), l’impianto non deve essere accatastato, ma deve essere citata esclusivamente la sua presenza .
Quando l’impianto supera i 3 kW ad unità abitativa deve essere valutata il suo “valore catastale”. Esiste una formula per definire l’incidenza dell’impianto fotovoltaico sulla rendita catastale dell’immobile. Se da tale formula si ricava un valore superiore al 15% della rendita catastale, l’impianto deve essere accatastato e la rendita aumenta del valore ricavato.
Ecco come si calcola.
L’agenzia dell’entrate “ipotizza” un valore a kW pari a 1.200 euro.
La rendita si ricava con questa formula:

1200 x n. kW x 2%
Esempio, per un impianto da 5 kW, risulta: 1.200 euro x 5 x 0.02 = 120 euro.
Se tale impianto è installato su una casa che ha una rendita catastale pari a euro 1.200, il 15% di 1.200 euro è pari a 180 euro. Quindi in questo casa 120 euro < 180 euro, quindi non è necessario accatastare l’impianto.